Renault twizy

Ho provato la Renault Twizy in ambito urbano grazie al progetto di car sharing bee.it. (maggiori info sul sito). Un'"auto" interessante anche se con un preciso scopo: la mobilità urbana. Collocarla nel segmento sbagliato può deludere le aspettative e non far apprezzare quanto di buono c'è in questo progetto Renault.

Esterni
La macchina è una 2 posti in linea (tipo scooter), compatta e 100% elettrica. Misura 2,34m in lunghezza, 1,23 in larghezza e 1,46m in altezza per un peso di circa 450Kg (comprese le batterie). Rispetto ad una Smart fortwo è più corta di 35cm, più stretta di 33cm e più bassa di 10cm pesando ben 300Kg in meno!
È omologata come quadriciclo pesante (serve la patente A1, A o B) e la sensazione "esterna" è quella di una di quelle macchinette che si guidano a 16 anni con la patente A.
In realtà è molto più scarna di queste: l'abitacolo è minimale, le plastiche sono dure al tatto e l'imbottitura dei sedili è piuttosto rigida. Il posto del passeggero è praticamente ricavato nel vano posteriore, con le gambe a cavalcioni sul tunnel centrale.
Non sono previsti finestrini laterali ma solo l'ampio lunotto frontale (con tanto di tergicristallo e spruzzo d'acqua). Grazie a (o a causa di) questo non è presente una maniglia esterna: per aprire l'auto si infila la mano dentro e si tira la leva interna. Questo sblocca la porta che si apre stile ala di gabbiano con un movimento verticale, senza richiedere spazio laterale.
La protezione dal flusso d'aria è buona per il guidatore, un po meno per il passeggero. Bisogna andare decisamente coperti se si usa d'inverno (come se si fosse su uno scooter).
La pioggia (se poco intensa) non entra se non in minima parte: c'è molto spazio tra il sedile (anteriore) e la porta. E la carrozzeria ampia sopra la testa fa da discreto ombrello. Il sedile posteriore è avvolto dalla carrozzeria e quindi meglio protetto.
Sono disponibili come accessori una sorta di finestrini di plastica con cerniera. Non chiudono completamente lo spazio laterale ma permettono una buona protezione dal freddo esterno.

Interni
L'equipaggiamento è veramente essenziale: una plancia di plastica rigida con due vani portaoggetti laterali, di cui uno chiuso a chiave. Il cruscotto ha un display digitale che riporta le indicazioni della velocità, della marcia (avanti o indietro), il consumo istantaneo o la rigenerazione (in rilascio), lo stato di carica della batteria (in modo grafico) e l'autonomia stimata in km.
È presente un volante tradizionale compreso di airbag e due leve multifunzione: a sinistra la gestione delle luci e degli avvisi sonori; a destra tergicristalli e lavavetri. Non manca la segnalazione di avaria (quattro frecce lampeggianti) ed il clacson. A questo si aggiunge un cicalino attivabile manualmente per avvisare chi ci sta attorno (soprattutto i pedoni) che ci stiamo muovendo. L'auto non emette alcun rumore quando accesa (non si sente il motore "in moto") e inizia a muoversi da ferma in totale silenzio.
In basso sono presenti due pedali tradizionali: acceleratore e freno. Manca la frizione in quanto l'auto prevede un cambio monomarcia. Tramite un tasto sulla plancia (e non una più intuitiva leva) si può selezionare la marcia avanti o quella indietro. L'indicazione della modalità corrente appare sul display.
Come detto i sedili sono messi sulla stessa fila, con quello del guidatore decisamente più curato. C'è la possibilità di regolare la distanza dai pedali e la cintura di sicurezza è divisa in due: una parte fissa sotto cui inserire la spalla destra e l'altra da tirare dal lato sinistro e agganciare in basso, vicino al fianco destro.
Il sedile passeggero è praticamente ricavato nello spazio rimanente: chi ci sta dietro siede praticamente poggiato con la schiena contro la carrozzeria con una mini imbottitura rigida sulla seduta e una seconda nella zona dorsale. Non il massimo del confort, tenendo presente che anche la protezione aerodinamica è scarsa per chi sta dietro.
La macchina, nonostante le dimensioni esterne minime, dà una certa sensazione di ariosità. C'è spazio tra la testa e il tetto (almeno per chi non supera gli 1,80m) e il parabrezza è molto bombato e largo. Ciò consente una protezione aerodinamica maggiore di quella di un paravento da scooter e ha permesso di lasciare ampio spazio tra le porte e il sedile guidatore. Spazio che può essere utilizzato per riporre qualche busta o anche un trolley. Ad occhio e croce ci entra una valigia in formato bagaglio a mano da aereo su ogni lato.
Viaggiando da soli si può sfruttare anche il posto passeggero come baule con un'ottima capienza date le dimensioni. Quando si è in due lo spazio di carico rimane comunque nella sufficienza sfruttando lo spazio laterale

Al volante
Avere a che fare per la prima volta una macchina elettrica, soprattutto di queste dimensioni, è diverso dalle utilitarie a cui ero abituato. Pedali e sterzo "automobilistico" ti fanno sentire a casa ma le sensazioni e la dinamica sono completamente diversa.
Per prima cosa manca del tutto il rumore del motore. La cosa si nota nelle partenze e a velocità di manovra: acquistando velocità si sentono il rumore di rotolamento delle ruote e quello di rotazione del motore.
Totalmente assenti sibili o rumori dalla parte elettrica dell'auto (motore e batterie).
L'assetto è molto duro e fa vibrare e sobbalzare la macchina sulle irregolarità della strada. Questo unito al sedile con imbottitura rigida da sensazioni comparabili a quando si prendono le buche con una bicicletta. Solo che con la Twizy si può andare abbastanza più veloce.
Di contro l'auto non si scompone in curva e ha un rollio nullo. Un compromesso tra confort e dinamica di guida necessario per un'auto così piccola e leggera con prestazioni di rilievo. La velocità massima è di 80Kmh con autonomia di 80km usando uno stile di guida parsimonioso. La distanza percorsa decresce con l'aumentare del brio nella guida.
La guida sembra quella di una macchinetta da autoscontro, ricarrozzata per la strada. Il pedale dell'acceleratore è progressivo partendo piuttosto "vuoto" nella prima parte della corsa e diventando più diretto man mano che viene premuto. Ciò per consentire di dosare bene la potenza nelle manovre a bassa velocità (tipo i parcheggi) evitando di farsi schizzare l'auto da sotto i piedi. Si, perché la coppia del motore elettrico è veramente esuberante. Soprattutto in un'auto così leggera. Schiacciando a fondo il pedale al verde del semaforo la partenza è bruciante. Si lasciano indietro tutte le alte macchine con motori tradizionali e ci avvicina in un attimo ai 40Kmh, dopo di che la spinta cala decisamente. L'accelerazione, e quindi la potenza istantanea richiesta, vengono indicati sul display attraverso tre tacche che si accendono in sequenza man mano che premiamo il pedale e il consumo aumenta. Un'utile informazione che sembra banale ma che alcune volte ci dimentichiamo: più facciamo girare veloce il motore e maggiore è il consumo energetico (sia nei motori elettrici che in quelli termici).
Manca del tutto il pedale della frizione e, al suo posto, è presente un comodo appoggio. Per i più "progressisti", è possibile usare il piede sinistro per frenare mentre il destro rimane sull'altro pedale per accelerare. Ci si deve fare l'abitudine ma può essere comodo non dover spostare il piede continuamente tra acceleratore e freno nella marcia in colonna.
Non è presente il servo-freno e il pedale risulta un po' artificiale: la frenata è lineare e non progressiva. Nelle auto in cui questo è presente più ci si avvicina a fine corsa del pedale e più la forza frenante aumenta. Il rallentamento è proporzionale a quanto a fondo si preme il freno: l'eventuale forza aggiuntiva richiesta per ridurre la velocità viene fornita dal servo-freno. Viceversa, sulla Twizy, si deve premere con forza il pedale per avere una decelerazione (soprattutto quando si va a velocità da strada extraurbana) anche se sembra che siamo alla fine della corsa del pedale.
Anche lo sterzo è direttamente collegato alle ruote senza nessun "aiuto" ad addolcire la manovra.
Entrambi i compromessi sulla servoassistenza non compromettono più di tanto la qualità della guida: l'auto è leggera e la manovra è comunque agile. E, per lo stesso motivo, non è richiesta una grossa forza frenante per fermare la vettura. Inoltre si deve considerare che l'uso è prevalentemente urbano, fattore che ne limita le velocità raggiungibili.
Il raggio di sterzata è veramente ridotto, solo 3m: si fa inversione in un fazzoletto.
Per le soste è presente un freno di stazionamento posizionato sotto il piantone dello sterzo che ha la forma di una cloche con un pulsante da premere per lo sgancio. Ricordandoci che l'auto può essere accesa senza sentire alcun rumore, nel momento in cui il freno a mano è sganciato e non c'è nessun pedale premuto, sentiremo un bip che ci avvisa della situazione.
Il rallentamento, come in tutte le elettriche, può essere utilizzato per generare corrente. Guidando in modo accorto e rilasciando l'acceleratore in anticipo rispetto al punto in cui ci dobbiamo fermare (ad es: il rosso di un semaforo), si ricaricano le batterie. Sul cruscotto la cosa viene indicata con una freccia di verso contrario rispetto a quelle del consumo, che punta verso la batteria. Un modo simpatico per indicarci che stiamo accumulando energia.

Conclusioni
La Twizy è auto con una forte specificità: gli attuali limiti tecnici dei propulsori elettrici e, soprattutto, delle batterie pongono dei vincoli non facilmente superabili.
Tutto ruota intorno al contenimento del peso: una macchina leggera può muoversi consumando meno energia. Si risparmiano kg di batterie aggiuntive e si risparmiano i relativi costi, con un abbattimento del prezzo finale di acquisto. Stesso ragionamento per il motore che deve erogare meno potenza a parità di velocità raggiunta.
Partendo da questi punti fermi, si è ottimizzata la macchina per un'utilizzo specifico che, vista la conformazione, non può che essere quello urbano. Piccoli spostamenti casa-lavoro o casa-stazione.
Allora via i servizi "inutili": sedili e plancia ridotti al minimo. Via l'impianto di aerazione/climatizzazione. E via i finestrini per non avere il problema dell'appannamento di un'abitacolo chiuso.
Peso leggero significa anche meno sforzi meccanici, quindi sono state tolte le servoassistenze a freni e sterzo. Manca anche l'ABS.
Quello che resta è un ottimo veicolo per la mobilità urbana, con le piccole ruote ai lati della carrozzeria per la massima agilità. L'altro lato di questa medaglia è la necessità di irrigidire l'assetto all'estremo per garantire un buon comportamento in strada anche quando le velocità sono da strada extraurbana e si prende una curva in modo troppo "allegro".
Fino a 30Kmh l'auto è praticamente inudibile (eccetto quando si passa su buche o sanpietrini) coperta dagli altri rumori della strada. Arrivando ai 40Kmh-50Kmh i rumori aumentano, mentre superando questa velocità il rotolamento delle ruote e del motore e i fruscii aerodinamici arrivano in pieno senza essere minimamente attutiti. È come andare in moto senza il casco che filtra i fastidi esterni.
Nonostante il compromesso sul confort, soprattutto avvicinandosi alla velocità massima, il risultato mi sembra ben riuscito.
Una macchina piccola, leggera, scattante che si muove agile nel traffico con un'autonomia di 80Km. Rispetto ad uno scooter si sente lo stesso freddo d'inverno ma la protezione in caso di urto è molto superiore.
Anche non raggiungendo gli 80Km del caso ideale, 50Km-60Km sono parecchio più di quanto ognuno di noi fa nei tragitti quotidiani. Anche per alcuni pendolari.
Un acquisto consigliato per chi ha compreso appieno cosa offre e, soprattutto, cosa manca alla Twizy e la sua destinazione d'uso che è molto specifica. Non è un'auto da famiglia ma, piuttosto un'alternativa allo scooter molto più ecologica.
Ancora meglio chi non ha bisogno di comprarla grazie ai servizi di car-sharing come quello di bee.it.


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'iPad Mini': piccolo, leggero ed economico



'iPad Mini'
Piccolo, leggero ed economico: l''iPad Mini' sarà presumibilmente presentato all'evento che Apple ha organizzato per il 23 ottobre. E venderà parecchio.

L''iPad Mini' è la risposta di Apple al successo (attuale e in proiezione futura) dei piccoli tablet (con dimensioni dello schermo intorno ai 7").
Google ha presentato il Nexus 7 il 27 giugno del 2012: un piccolo tablet economico (venduto a prezzo di costo) con lo scopo di conquistare nuove fasce di utenza per i tablet Android. Non presidiare quella fascia di mercato significa, per Apple, rinunciare ad espandere l'ecosistema iOS a vantaggio della concorrenza diretta (Android)

Partendo da questi presupposti, i punti cardine della progettazione sono stati quelli di ottimizzare le dimensioni, il peso e il costo dell''iPad mini' per proporre un prodotto premium anche nel settore dei mini-tablet. E ci sono riusciti.

Dalle ultime indiscrezioni il tablet dovrebbe misurare 200 × 135 x 7.2 mm per un peso di 265g. Molto più sottile (il Nexus 7 e' spesso 10,56mm) e leggero (il Nexus 7 pesa 340g) della concorrenza.
Le dimensioni di 'iPad Mini' rispetto alla concorrenza

I probabili prezzi (in euro) vanno dai 249€ della versione 8Gb solo wifi ai 649€ di quella 3g/4g con 64Gb
Prezzi 'iPad mini'
Il costo del Nexus 7 è pari a 199$ per la versione 8Gb e 249$ per quella a 16Gb (in Europa è presente solo la versione 16Gb a 249€). I rumors per l'immediato futuro parlano di una possibile versione 3g del Nexus 7 e di un quasi certo abbassamento del prezzo del modello da 16Gb con la contemporanea introduzione di un modello da 32Gb sempre a 249.
L''iPad mini' è posizionato più in alto rispetto alla concorrenza diretta ma entro la fascia "economica" dei piccoli tablet (almeno limitatamente ai primi modelli della tabella).
La Apple punta all'espansione verso il basso del suo ecosistema iOS abbassando leggermente il margine sul singolo prodotto nel range dal 35% al 58% rispetto ai margini dal 37% al 51% del fratello maggiore da 9,7". (fonte appleinsider.com)

Il display sarà da 7,85" con una risoluzione di 1024x768 (come quella di iPad 2): manca il display retina. E La cosa ha fatto storcere il naso a parecchi.
Apple presenta un nuovo prodotto con una tecnologia "vecchia"? Si. E ne ha buoni motivi:
  • Il display retina ha uno spessore maggiore. E il suo maggior consumo richiede batterie più capienti a parità di durata. Adottarlo non avrebbe permesso di centrare l'obiettivo sul peso e le dimensioni.
  • Il display retina è più costoso da produrre e ha una resa inferiore: questo avrebbe influito sul fattore costo abbassando ulteriormente il margine per unità venduta.

Si può fare un parallelo con i macbook. Gli Air sono ottimizzati per essere il più leggero e sottile possibile e non montano i display retina per gli stessi motivi scritti sopra.
I Pro sono la versione avanzata e senza compromessi: offrono potenza, display ultradefiniti, portatilità e, ovviamente, prezzo maggiore dei loro fratelli più semplici.
Il display retina è stato introdotto nel modello da 15" e, il 23 ottobre, apple dovrebbe presentare la stessa evoluzione in quello da 13".

Il nome è l'unica cosa su cui non si hanno indiscrezioni. Le ipotesi plausibili sono 3.
  • iPad Mini: si rende esplicita l'inferiorità' rispetto al modello da 9,7", quasi a metterlo in secondo piano rispetto al fratello maggiore.
  • iPad air: così come per i macbook, si indica con il suffisso air la versione "leggera".
  • iPad (da 7,85"): il nome iPad è sinonimo di tablet e, così come il "nuovo iPad" da 9,7" ha perso la numerazione, questa variante da 7,8" non aggiunge nessun suffisso e viene identificata solo dalla dimensione dello schermo.
Io voto per la terza.


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Samsung perde contro Apple. Forse

Il processo tra Apple e Samsung si è concluso con una vittoria per la casa di Cupertino: la società coreana è stata ritenuta colpevole di aver violato i brevetti relativi a design hardware e software dei suoi smartphone di punta ed è stata costretta a pagare 1,05 miliardi di dollari come risarcimento.

Apple ha chiamato in causa Samsung l'anno scorso nella corte federale della california, San Jose per proteggersi dal plagio dei suoi prodotti mobili (iPhone e iPad). Samsung ha contro-accusato. E ieri in nottata (ora italiana) il verdetto è arrivato: Samsung è stata ritenuta colpevole di plagio volontario e di infrazione di brevetti.
In particolare la giuria ha condannato Samsung per la violazione dei brevetti software relativi a Pinch-to-zoom, Tap-to-zoom e Rubber Banding nei suoi smartphone. E per aver copiato il design dell'iphone ma non dell'iPad: per i galaxy tab non risultano infrazioni. Qui tutti i dettagli relativi a dispositivi e brevetti software.

Le reazioni a caldo delle due società continuano quanto detto in aula: Apple è contenta che chi ha copiato sia stato punito. Il processo è stato solo una misura estrema contro una controparte che non ha voluto trovare altri accordi. Apple vuole fare i migliori prodotti per i consumatori, non fare soldi con le cause ai concorrenti.
Samsung se la prende con il sistema brevettuale («non si può brevettare un rettangolo con gli angoli arrotondati») e inneggia al soffocamento della scelta per il consumatore. Dice che ci sarà meno concorrenza e quindi meno innovazione nel settore. A questo link ci sono le dichiarazioni delle Società.

La "sconfitta" di Samsung

Dunque Apple ha vinto e Samsung ha perso? La risposta non è così scontata.
In primis perché ci sono diverse altre cause in corso tra le due società nel mondo. E questa sentenza è il primo grado a cui seguirà un sicuro appello. Ma la sconfitta va vista in prospettiva. Analizziamone i punti.

Samsung avrà sicuramente un contraccolpo nelle vendite in America: Apple ha chiesto di poter vietare la vendita dei prodotti oggetto della sentenza sul suolo americano (che sarà discussa il 20 settembre). I prodotti di maggior successo saranno banditi dal mercato ma Samsung potrebbe rispondere con versione leggermente modificate cosi come fece con il galaxy tab 10.1N per superare analoga sentenza in germania. Inoltre il modello di punta della casa di Seoul è il Galaxy S3 che è rimasto fuori dalla diatriba. In questo caso il design è originale e si ispira all'acqua, al fluire di un fiume tra le pietre (come spiegato nel video promozionale). Nessun problema, dunque, per lo smartphone più profittevole per la casa.

E veniamo al maxi-risarcimento. Formalmente Samsung ha perso la causa e dovrà risarcire la contoparte con quasi 1,05 miliardi di dollari. Tanti? Pochi?
La casa, nel solo secondo trimestre dell'anno, ha avuto ricavi per 41,5 miliardi di $ e profitti per 4,5 miliardi di $ e può ben assorbire la sanzione imposta . Sanzione che corrisponde a quasi il 9,5% della presunta spesa in Ricerca&Sviluppo del 2012, pari a 11,9 miliardi di $. Ed inoltre gli smartphone sono solo una categoria dell'enorme catalogo prodotti Samsung (che produce e vende anche fotocamere, videocamere, letttori mp3, stampanti, condizionatori, ecc). Va poi considerato il costo della sentenza rispetto al vantaggio competitivo ottenuto. I «frutti» della copia sono iniziati con il Galaxy S (presentato a marzo 2010) quando Samsung aveva una piccola quota del mercato degli smartphone.
I dati del market share a livello globale parlano chiaro:


Top Five Worldwide Smartphone Vendors, Shipments, and Market Share, Q4 2011 (Units in Millions) 
Vendor
Q4 2011 Shipment Volumes
Q4 2011 Market Share
Q4 2010 Shipment Volumes
Q4 2010 Market Share
Year Over Year Change
Apple
37.0
23.5%
16.2
15.9%
128.4%
Samsung
36.0
22.8%
9.6
9.4%
275.0%
Nokia
19.6
12.4%
28.1
27.6%
-30.6%
Research In Motion
13.0
8.2%
14.6
14.3%
-11.0%
HTC
10.2
6.5%
8.7
8.5%
17.2%
Others
42.0
26.6%
24.8
24.3%
69.4%
Total
157.8
100.0%
102.0
100.0%
54.7%

(da idc.com)

Top Five Worldwide Smartphone Vendors, Shipments, and Market Share, Q1 2012 (Units in Millions) 
Vendor
1Q12 Unit Shipments
1Q12 Market Share
1Q11 Unit Shipments
1Q11 Market Share
Year-over-year Change
Samsung
42.2
29.1%
11.5
11.3%
267.0%
Apple
35.1
24.2%
18.6
18.3%
88.7%
Nokia
11.9
8.2%
24.2
23.8%
-50.8%
Research In Motion
9.7
6.7%
13.8
13.6%
-29.7%
HTC
6.9
4.8%
9.0
8.9%
-23.3%
Others
39.1
27.0%
24.5
24.1%
59.6%
Total
144.9
100.0%
101.7
100.0%
42.5%

(da idc.com)

Il market share era del 9,4% nel Q4-2010 (quarto trimestre 2010), cresciuto ad 11,3% del Q1-2011, in ascesa esponenziale fino al 22,8% nel Q4-2011 per poi arrivare al 29,1% nel Q1-2012. Una crescita, anno su anno di oltre il 200%.
Come sostiene Robert Scoble in un suo post su Google+ in fondo la perdita non è stata così grande per samsung. I coreani hanno preso un rischio e hanno copiato. La mossa li ha fatti crescere enormemente sul mercato con relativo aumento esponenziale degli utili, della quota di mercato e della percezione del valore del marchio tra i consumatori.
Ha «perso» 1,05 miliardi di $ per via del verdetto sfavorevole, ne ha guadagnati molto di più a livello di profitti. Un rischio calcolato, che l'ha portata ad essere il numero 1 nel mercato smartphone e il numero 2 per quanto riguarda la profittabilità.


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iPad mini: Jobs l'aveva escluso, ma i tempi sono cambiati



I primi rumors sull'iPad mini risalgono al 2010, anno della presentazione dell'iPad. L'argomento è stato più volte ripreso negli anni anche se Jobs in persona lo ha escluso categoricamente: Apple tiene in massima considerazione l'esperienza d'uso dei suoi utenti e, secondo il fu CEO, uno schermo da 7" è troppo piccolo per fruire appieno delle applicazioni come avviene sul suo fratello maggiore. (fonte).

Nonostante ciò, ultimamente le voci di corridoio si fanno sempre più insistenti circa una sua presentazione alla fine di quest'anno, intorno ad ottobre (probabilmente in concomitanza con il nuovo iPhone). Dovrebbe avere un display da 7.85" con dimensioni esterne pari a 135×200 millimetri e uno spessore di 7.3mm, decisamente più sottile dei 9.4mm dell'iPad attuale (e pari a quello di un iPod Touch)

Ma perché la Apple avrebbe cambiato idea rispetto alle dichiarazioni dello stesso Jobs?

Perché?
Innanzitutto perché è cambiato il mercato: il Kindle fire ha avuto un discreto successo (almeno nel primo trimestre di vendita) e il google nexus 7 ha esaurito i preordini nel primo giorno di commercializzazione. Visto il loro prezzo contenuto (intorno ai 200$-250$) i piccoli tablet della concorrenza possono andare a inserirsi nella fascia bassa del mercato dei tablet intaccando, almeno in parte, il dominio di iPad (che ha un prezzo base di 399$ per il vecchio modello).
Dunque il primo motivo, come ogni società che non faccia beneficienza, è quello commerciale: l'iPad mini dovrebbe partire da un prezzo di 300$ andando a occupare la fascia "bassa" dei tablet made in Cupertino e dando una decisa spallata alla concorrenza Android. Probabilmente cio farà uscire di scena l'iPad 2 dal listino, mantenuto in vendita per abbassare il prezzo di ingresso dei tablet della mela.
Stessa sorte potrebbe toccare ad iPod Touch che, al momento, è il prodotto che più si avvicina ad un mini-tablet per dimensioni e, soprattutto, prezzo (anche se ufficialmente rientra nella categoria dei lettori musicali).

La seconda motivazione riguarda l'interfaccia utente: un iPad mini riduce le dimensioni…mantenendo l'usabilità di un iPhone. Vediamo perché attraverso la spiegazione di Joel Bernstein sul suo blog.
L'iPhone ha una risoluzione logica di 320x480 punti che corrispondono a 640x960 pixel per via del display retina che quadruplica la risoluzione facendo corrispondere una matrice di pixel 2x2 ad ogni punto (logico) dell'interfaccia. La densità di punti di tale risoluzione (logica) su uno schermo da 3.5" è pari a 163 DPI. Lo stesso discorso sulla risoluzione retina vale per l'iPad che ha una risoluzione logica di 1024x768 (e 2048x1536 pixel retina) e una densità di 132 DPI su uno schermo da 9.7". A questo bisogna aggiungere che le linee guida per la Human Interface di iOS prescrivono un target point per le aree sensibili al tocco di 44x44 punti indipendentemente dal dispositivo utilizzato e dalla risoluzione.
Da queste premesse deriva che riducendo la dimensione dello schermo di un iPad da 9.7" a 7.85" la densità diventa esattamente 163 DPI, quadrando il cerchio: un iPad mini avrebbe la stessa densità di punti di un iPhone. Il sistema operativo cosi come le applicazioni che ne seguono le linee guida sull'interfaccia continueranno a funzionare senza problemi e senza sacrifici per le dita degli utenti.

Dal punto di vista tecnico l'iPad mini sfrutterebbe le componenti dell'iPad 2, i cui costi di progettazione sono stati ammortizzati: quindi potrebbe montare un chip dual-core A5 nella versione attuale a 32nm con 512MB di RAM. Non avra' il retina display per rimanere competitivo sul prezzo con una definizione comunque migliore di quella di un iPad 2 per via della maggiore densità di punti.
Per il resto dovrebbe montare il nuovo mini-dock per uniformarsi a quello che si presume sarà presente anche nel nuovo iPhone e, ovviamente, avrà una batteria di minore capacità ma non in durata visti i minori consumi di un display più piccolo e a risoluzione non retina.

Cosa fatta dunque? Bisognerà attendere ottobre per avere la conferma: nel frattempo lo do per molto probabile.

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Qualche speculazione sul prossimo iPhone

In questi giorni le voci dell'arrivo del nuovo e atteso iPhone della mela si stanno facendo sempre più insistenti (segno che qualcosa di fondato c'è). Secondo le previsioni dovrebbe essere presentato il 4 di ottobre per poi essere disponibile in commercio dopo 2 settimane. Ci sono molte speculazioni sulle forme e le funzioni presunte in base a indiscrezioni, rumors o dichiarazioni esplicite (come quella di Al Gore).


Il nuovo iPhone 
Andiamo al sodo: cosa possiamo aspettarci dal nuovo melafonino? (Solo dal punto di vista hardware, visto che il software, iOS 5, è gia disponibile in beta).
Sicuramente un miglioramento dal punto di vista della portabilità: spessore ridotto, batteria con una durata maggiore (maggiore potenza o minori consumi dell'insieme). Alcune voci riportano che il display potrebbe ingrandirsi: possibile, ma senza aumentare le dimensioni esterne (in pratica limando i bordi rispetto al modello esistente). Si parla di un aumento di risoluzione della fotocamera, anch'esso probabile visto l'uso fotografico che molti utenti fanno dell'iPhone: attualmente il melafonino è la  prima macchina fotografica su flickr! All'interno, quasi sicuramente, sarà presente il processore A5 dual-core che già equipaggia iPad: questo per aumentare la potenza elaborativa e limitare i consumi (si, un dual-core consuma meno di un single core di pari potenza).
Fino ad ora, solo evoluzioni...e le novità? Anche se non se ne parla, potrebbe essere introdotta la tecnologia NFC, su cui Nokia punta molto, cosi come Google (per il portafoglio elettronico): Apple non può restare indietro rispetto alla concorrenza.
I rumor parlano di un pulsante home allargato che supporti le gesture, cioè che funzioni come un mini touchpad. La cosa è possibile e renderebbe ancora più immediata l'interazione con il dispositivo. Ma dalla Apple ci si aspetta qualcosa in più: perché non tutta la parte inferiore del display? Oppure tutto il frontale? Si potrebbe avere una unica superficie touch (display+cornice) con tante nuove possibilità di uso: le gesture sarebbero più "naturali" e si potrebbero sfruttare in modi nuovi (muovendosi con il dito dallo schermo verso fuori o viceversa, ad esempio).
Rimane la questione design: i bene informati credono che si ritorni ad un design simil iphone 3gs o iPad 2, cioè con una superficie curva dietro (forse di alluminio) abbandonando il doppio vetro a sandwich della generazione attuale. E la cosa sarebbe sensata: l'antenna non sarà più nella posizione attuale, visti tutti i problemi che ha creato (tanto da far parlare di antenna-gate). Potrebbe essere sistemata dietro al logo della mela, fatto con un materiale permeabile alle onde elettromagnetiche (coperto da brevetto, ovviamente). Ed, inoltre, i due strati di vetro inferiore e superiore aumentano (di poco) lo spessore: nell'affinamento continuo dei prodotti questo è un ostacolo che verrà sicuramente eliminato.
Infine...quanti modelli di iPhone verrano presentati? Alcune voci parlano della presentazione di due versioni: un iPhone 4S che sarebbe una versione riveduta e corretta dell'iPhone 4 attuale (come è accaduto con 3g e 3gs) e dell'iPhone 5 che avrebbe le novità elencate. Inoltre si parla di un nuovo iPod touch con connettività 3G. E la considerazione vien da se: che senso ha avere un iPod touch con supporto 3G ma che non telefona, un iPhone 4S che gli si sovrappone (e telefona) e un iPhone 5 che rappresenta il top di gamma? Credo che le presentazioni saranno 2: l'iPod 3g (che non telefona direttamente ma per il quale si possono usare programmi di messaggistica, tipo facetime o skype) e l'iPhone 5. Inoltre ritengo che le foto delle custodie viste in rete e le relative ricostruzioni grafiche del nuovo presunto iPhone siano riferiti all'Ipod 3G, mentre di dettagli estetici del nuovo iPhone 5 non c'e' traccia sulla rete (almeno per il momento)

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Il PC (fisso) è morto...viva il PC (mobile)!




I PC "tradizionali" sono sempre meno usati in ambito casalingo e "personale" (non consideriamo chi con i computer ci lavora). I meno progressisti hanno il loro portatile che trascinano per casa (e anche fuori, magari per ingannare il tempo durante gli spostamenti sui mezzi) che fa le stesse cose del "vecchio" PC fisso ma ha la possibilità di essere spostato, è più piccolo e più "personale" (difficilmente un notebook è condiviso con altre persone).
L'avere un notebook non esclude il fatto di possedere uno smartphone da usare per quelle piccole attività come il controllo della posta, una sbirciata su facebook e la condivisione di uno stato su twitter che si possono effettuare anche in mobilità e che non hanno bisogno di un portatile per essere svolte. Ed ecco che il notebook, benché avanguardia della mobilità fino a qualche anno fa diventa pesante, ingombrante e con poca autonomia rispetto a quelle cose per cui uno smartphone è più che sufficiente.

I tablet
Chi non si accontenta del compromesso punta sugli ultimi arrivati: i tablet.
I tablet non sono una novità assoluta: i TabletPC hanno un po di anni alle spalle ma scarsissimo successo commerciale perché cercavano di forzare un'esperienza d'uso non utile ed appagante per l'utente. Erano, in pratica, dei normali notebook con, in più, uno schermo touch: il software non era stato ottimizzato e adattato al diverso ambito d'uso (se si eccettua il riconoscimento della scrittura a mano libera) portandoli ad un sostanziale fallimento.
I neo-tablet (chiamiamoli cosi) a partire dal capostipite iPad fino agli equivalenti prodotti con Android da poco arrivati sul mercato stanno spopolando, scalzando le altre soluzioni simil-PC-portatile (come i netbook) dai primi posti delle classifiche di vendita.
Il motivo è presto detto: i tablet riescono, con poca potenza computazionale (e quindi pochi consumi e lunga autonomia) a dare all'utente un esperienza d'uso più soddisfacente rispetto alle alternative.
Il motivo sta tutto nel software: prendendo in prestito "componenti" dagli smartphone hanno "allargato" le semplici operazioni eseguibili su un dispositivo mobile che, per quanto grande, non va oltre i 4"-4,5" di diagonale di schermo: più che sufficiente per la fruizione di applicazioni ottimizzate; troppo piccolo per una navigazione "generica" del web e per un minimo di produttività personale.
Guardando al lato tecnico, i tablet (cosi come gli smartphone o i netbook) sono dei veri e propri PC (CPU, GPU, RAM, storage etc) ma con dimensioni compatte e lunga durata della batteria, cosa che li rende adatti ad un uso mobile senza rimpiangere il vecchio desktop.
La differenza sostanziale rispetto alla "vecchia" generazione è tutta dovuta al sistema operativo utilizzato: si perde un sacco di generalità nelle funzioni offerte (non si può certo eseguire il programma di contabilità aziendale su un tablet!) ottenendo, di contro, un sistema leggero e capace di girare (in modo fluido ed appagante) su un hardware con un decimo della potenza del PC fisso. Di svantaggi evidenti non ce ne sono: alla maggior parte degli utenti, in sostanza, non interessano le miriadi di funzioni general purpose che un calcolatore mette a disposizione. Lo sviluppo di internet e, di conseguenza, dell'interfacciamento delle applicazioni sul web (o in cloud) non richiede molto più di un dispositivo con un accesso alla rete per consentirne la fruizione. E i nuovi dispositivi mobili (tablet, smartphone e, in misura minore, i netbook) permettono proprio questo costando meno, essendo trasportabili ovunque e usabili senza vincoli particolari (se non quelli della connettività wireless).

Siamo di fronte ad un'evoluzione del PC "tradizionale" che si semplifica per andare incontro alle mutate esigenze delle persone. O ai nuovi bisogni indotti (e la differenza e' molto sottile...)

PS: l'articolo e' stato scritto in treno ;-)

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Dalle applicazioni alle app


"Un'applicazione e' tutto cio' che si puo' ottenere con un sistema informatico. Soltanto i sistemi operativi e i loro componenti non sono considerati applicazioni, in quanto necessari al funzionamento intrinseco degli strumenti" (fonte wikipedia)
Aldilà delle definizioni, ci si riferisce ad un'applicazione come al software applicativo (appunto) che viene eseguito su un PC, che offre alcune funzioni all'utente e che si appoggia al software di sistema (il sistema operativo) per la sua esecuzione.

Esistono diversi tipi di applicazioni, che offrono dei "servizi" all'utente su un determinato dominio (che può essere più o meno esteso): ad esempio Open Office offre tutti gli strumenti per l'office automation mentre un firewall offre unicamente un controllo delle porte di comunicazione del sistema su cui e' eseguito. Dunque la dimensione dell'ambito di utilizzo può variare da un intero settore (suite) ad una singola funzione (utility).

Le App
L'App (termine coniato da Apple che per prima l'ha proposto per il suo iPhone) è una versione "ridotta" di un'applicazione adatta ad essere eseguita su un dispositivo con poca potenza elaborativa (rispetto ad un pc) e che è personale (ogni utente ne ha uno). Anche l'accorciamento del nome è un richiamo al concetto di "contrazione" delle funzionalità.

Tuttavia, queste restrizioni non hanno portato le App ad essere le versioni povere delle applicazioni. Anzi hanno portato ad una rivoluzione nell'ideazione delle stesse: visti la maggiore semplicita' e l'immediatezza di realizzazione, i singoli sviluppatori hanno puntato all'essenziale alleggerendo il software di tutto il superfluo. Ciò ha portato a dei software che mirano a risolvere un solo problema/offrire un solo servizio: c'è un'App per ogni cosa (come recitava lo spot Apple).

Un effetto di avere questi "pezzi" di software dai confini cosi netti ha permesso la nascita e il successo degli store per la vendita di App (primo fra tutti l'App Store dell'onnipresente Apple): l'avere software semplici e specifici (quindi facilmente categorizzabili) favorisce la ricerca dei clienti interessati e quindi l'incontro tra la domanda e l'offerta. A sua volta, ciò ha consentito la creazione di un mercato globale che permette di tenere bassi i prezzi: e' come in un gigantesco centro commerciale dove chi cerca è sicuro di trovare quello di cui ha bisogno e, di contro, chi vende ha un bacino di utenza enorme.
Anche il sistema di pagamento è in linea con il resto permettendo "facili" e limitati esborsi agli utilizzatori sia nell'acquisto delle singole app che degli aggiornamenti (come i micropagamenti per le funzioni aggiuntive). A questi si aggiungono i sistemi di remunerazione basati sulle pubblicita' che consentono agli sviluppatori di guadagnare dalle app anche senza un acquisto diretto da parte del consumatore.

Un discorso a parte meritano i giochi, che hanno visto (e stanno vedendo) il successo crescente dei cosiddetti casual game, ovvero quei giochi immediati e poco impegnativi e, per questo, appetibili ad una larga fetta degli utilizzatori di dispositibi mobili (si pensi all'ascesa di Angry Birds). Tali App-giochi sono andati a intaccare il mercato delle aziende leader del settore, ovvero Sony e Nintendo con le loro console portatili (ma questo aspetto meriterebbe un articolo dedicato...).

Il futuro
Le app hanno lanciato un trend nel software: semplificare e specializzarsi avendo in mente le esigenze di uno specifico utente-tipo. Non si deve, per forza, avere una miriade di funzioni che impongono dei vincoli dal punto di vista della potenza elaborativa necessaria all'esecuzione. Ed inoltre la specificità fa si che si possano pensare (e ripensare) le modalita' di interfacciamento e di interazione (si pensi all'esplosione dei dispositivi touch).
Nel futuro vedo app che acquistano piu' funzioni senza tradire il loro indirizzo per-utente. E, di contro, le applicazioni "tradizionali" che "dimagriscono" cercando di eliminare il superfluo e rendendo cio' che rimane maggiormente organizzato e usabile. Un esempio di tale trend potrebbe essere l'enorme cambiamento avvenuto in MS Office che dalla versione 2007 ha introdotto i menu ribbon: le funzioni sono le stesse (o forse anche di piu') rispetto all'edizione precedente, ma ora sono piu' accessibili e, volendo, adattabili a dispositivi touch (di grandi dimensioni, ovviamente).
Inoltre gli store centralizzati pian piano cominceranno ad offrire anche applicazioni: Apple, ancora una volta, e' stata pioniera in questo e i numeri del successo confermano la tendenza alla maggiore convenienza per gli utenti di tale metodo distributivo.

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